Le trattative condotte dal fratello di Carlo V, Ferdinando sfociano nella Pace di Augusta (25 settembre 1555).
Con essa viene riconosciuta in Germania l’esistenza di due diverse fedi religiose, quella cattolica e quella luterana: mentre nelle città imperiali è ammessa la loro convivenza, i principi territoriali possono imporre il proprio credo ai sudditi, i quali in caso di dissenso sono costretti ad emigrare. Le secolarizzazioni di beni ecclesiastici sono confermate fino al 1552.
La pace di Augusta sancisce così al tempo stesso la scissione religiosa della Germania e un grave indebolimento dell’autorità imperiale. I veri vincitori della lunga lotta sono i principi, non solo luterani ma anche cattolici, che consolidano il proprio potere all’interno e conferiscono gradualmente ai propri Stati quel volto insieme paternalistico e poliziesco che a lungo caratterizzerà la vita della Germania.
Va comunque ricordato che Martin Lutero non si era certamente prefisso di provocare una frattura del mondo cristiano: tutti gli scritti di quel periodo dimostrano infatti un chiaro intento di riformare dall'interno la dottrina della Chiesa, che ai suoi occhi aveva smarrito la missione assegnatale da Cristo.